I due volti del Messico di Peña Nieto
Dopo l’arresto di Dionisio Loya Plancarte, meglio noto come El Tío (“Lo Zio”), uno fra i più importanti boss del cartello della droga, durante la scorsa settimana le autorità del Messico hanno raggiunto un accordo con i gruppi di autodifesa che lottano contro i cartelli della droga. Secondo tale accordo, i vigilantes saranno “istituzionalizzati e integrati” temporaneamente nei Corpi di difesa rurale, sotto l’autorità del Ministero della Difesa.
I leader dei vigilantes dovranno consegnare alla Secretaría de la Defensa Nacional un elenco dei membri: dopo essere stati registrati presso le autorità, essi potranno mantenere le armi e riceveranno dalle forze armate “i mezzi necessari per le comunicazioni, operazioni e spostamenti”. Una soluzione che risolve parzialmente la rivalità fra le forze armate e i gruppi di autodifesa, ma è altrettanto insufficiente per migliorare l’immagine di un’intera classe dirigente che negli ultimi anni non ha rimediato a realizzare un’adeguata riforma delle forze armate.
Il governo messicano ne approfitterà, comunque, per ripristinare la propria immagine soprattutto a livello internazionale, al fine di sviluppare le proprie riforme neoliberiste. Nel frattempo, durante la scorsa settimana, a Cuba si è svolto il secondo vertice della CELAC (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños), ovvero il più vasto organismo panamericano dopo l’Organizzazione degli Stati Americani (OAS) che raggruppa tutti i Paesi del continente ad eccezione di Stati Uniti e Canada.
In occasione del vertice, il Presidente del Messico Enrique Peña Nieto ha ricordato le principali sfide della CELAC, come la lotta contro la fame, la povertà e la diseguaglianza sociale, e ha sollecitato i rappresentanti degli altri Paesi a prestare maggior attenzione alla “produttività” in tali sfide. Egli ha fatto riferimento alle riforme approvate durante la sua amministrazione, che garantiranno al Messico una concreta crescita economica e un maggior sviluppo sociale.
Il Messico si pone su una “posizione di snodo” fra le diverse aree economiche del continente americano, ovvero fra gli Stati Uniti e l’America Latina, e proprio questa posizione potrebbe permettergli di ricoprire il ruolo di guida verso una maggiore integrazione commerciale ed economica per lo sviluppo di tutti popoli americani.