L’India conferma: niente pena di morte per i marò
Il ministero degli Interni indiano ha dichiarato oggi all’ANSA che, relativamente ai due marò detenuto nel paese da quasi due anni, non verrà applicata la clausola che prevede la pena di morte, contenuta nel Sua Act, anche se i due fucilieri continueranno ad essere perseguiti sulla base di questa legge.
Confermate, dunque, le indiscrezioni trapelate nei giorni scorsi e diffuse sulla stampa indiana, a cominciare dal Times of India e dall’Economic Times. Secondo la prima testata, infatti, il governo ha dato mandato alla polizia investigativa della Nation Indian Agency di perseguire Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, in base alla sezione 3 comma A del Sua Act, che prevede una pena massima di 10 anni, smentendo le precedenti indiscrezioni secondo le quali sarebbe stato applicato il comma G-1, che prevede, invece, la pena capitale per chi commette un omicidio in mare. The Economic Times, invece, non esclude che possa essere applicata la sezione 302 del codice penale che prevede l’ergastolo.
La protesta dei pescatori indiani – La Federazione indipendente dei lavoratori del pesce del Kerala ha realizzato oggi una manifestazione davanti alla sede del governo locale a Trivandrum contro la decisione del ministero dell’Interno indiano di lasciar cadere la richiesta di pena di morte nei confronti dei due marò italiani accusati di aver ucciso due pescatori. Lo riferisce la tv Cnn-Ibn.
Nel corso della rumorosa protesta i manifestanti hanno bruciato una foto del ministro dell’Interno Sushil Kumar Shinde e gridato slogan contro il premier Manmohan Singh e contro la presidente del partito del Congresso, Sonia Gandhi, che ha origini italiane. Il presidente della Federazione, T. Peter, ha dichiarato ai giornalisti locali che il governo «ha ingannato la comunità de pescatori», insistendo che la pena di morte dovrebbe essere sentenziata nei confronti dei due Fucilieri di Marina che hanno sparato contro «pescatori disarmati senza alcuna provocazione».