KELT-9b: Le conseguenze atmosferiche del pianeta più caldo mai scoperto
KELT-9b: Le conseguenze atmosferiche del pianeta più caldo mai scoperto. I dettagli dell’analisi di questo peculiare esopianeta gioviano ultracaldo.
Individuato per la prima volta nel 2014 e confermato nel 2017 grazie al telescopio KELT (Kilodegree Extremely Little Telescope), un dispositivo costituito da due telescopi robotici che hanno lo scopo di individuare pianeti in transito davanti alle proprie stelle, KELT-9b (o HD 195689) è un esopianeta classificato come gigante gassoso ed è il più caldo tra tutti quelli simili conosciuti.
Il caldissimo gigante gassoso raggiunge l’incredibile temperatura di 4600 K nel suo emisfero diurno, quindi è addirittura più caldo di alcune stelle nane rosse e di diverse nane arancioni. KELT-9b Orbita attorno alla stella KELT-9 (stella di classe B 9.5 – A 0) a circa 0,035 Unità Astronomiche da essa e distante 650 anni luce dalla Terra.
Persino le molecole vengono fatte a pezzi nell’estremo calore dell’atmosfera di questo gigante gassoso ultra caldo e, grazie a un team di astronomi e alle prestazioni del telescopio spaziale Spitzer della NASA, hanno trovato prove del fatto che temperature troppo elevate rendono instabili le molecole dei gas atmosferici di pianeti simili.
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Le temperature estreme di KELT-9b e le conseguenze
Le molecole di idrogeno allo stato gassoso vengono continuamente fatte a brandelli nel lato diurno di KELT-9b, finché i loro atomi non arrivano a fluire nel lato notturno del pianeta riformandosi. Il lato notturno del gigante ultra caldo tuttavia non è così freddo come si potrebbe pensare ma lo è a sufficienza per consentire alle molecole di idrogeno gassoso di riformarsi e sopravvivere fino a quando non tornano nel lato caldo dove vengono nuovamente distrutte.
Megan Mansfield, studente laureato all’Universita di Chicago, ha dichiarato: “Questo pianeta ha la temperatura più estrema mai scoperta e ci sono altri gioviani caldi e gioviani ultra caldi con temperature tali da formare questi fenomeni“.
I risultati dello studio ci mostrano la crescente raffinatezza della tecnologia e delle analisi necessarie a studiare e comprendere a pieno i singolari fenomeni che accadono su pianeti come questo. Sono stati pubblicati sulla rivista Astrophysical Journal Letters.
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