Piano riarmo Ue: in cosa consisterà? I punti principali

Piano riarmo Ue: in cosa consisterà? I punti principali
Piano riarmo Ue: dopo il ritorno di Trump alla Casa Bianca, i paesi europei ragionano sul cambio di rotta Usa per quanto riguarda la difesa. L’aumento delle spese militari sembra destinato a diventare un punto sempre più centrale per Bruxelles. I punti chiave del dibattito che sta coinvolgendo le cancellerie del Vecchio Continente.
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Piano riarmo Ue: in cosa consiste? I punti principali
Piano riarmo Ue: si può chiamare in tanti modi, piano di difesa e così via, tuttavia, se non è zuppa è pan bagnato. Il club dei 27 deve fare i conti con il cambio di rotta Usa per quanto riguarda la “difesa” dell’Europa. Trump vuole avvicinare la Russia in chiave anti-cinese: l’Ucraina – dato più chiaro non può esserci dopo l’ultimo incontro alla Casa Bianca con Zelensky – è davvero “sacrificabile” per Trump. D’altronde, il Repubblicano non aveva mai nascosto i suoi intendimenti, con buona pace di Kiev che sperava in un ammorbidimento della propaganda pro-Mosca una volta eletto.
Insomma, dopo più di un decennio di inviti (già Obama girava le cancellerie europee invitando a portare la spesa militare ad almeno il 2% del Pil, che poi è la spesa minima richiesta ai membri Nato), i nodi sono arrivati al pettine: per gli Usa la Nato è una zavorra, almeno nella sua declinazione attuale. Washington vuole scorrere i suoi punti in agenda (contrasto alla Cina) senza gli impedimenti determinati dalla guida de facto dell’Alleanza Atlantica. Nella migliore tradizione della politica estera americana: no a “entangling alliances” passando per il dialogo “con un grosso bastone” pronto all’uso.
Portare le spese militari fino al 3-3,5% del Pil
Piano riarmo Ue: ora che le intenzioni americane sono esplicite quanto irrevocabili, “è ora di importanza eccezionale aumentare gli investimenti nella difesa sul lungo periodo” per usare le parole della Von der Leyen. Coglie la palla al balzo il Presidente Macron, visto che la Francia è da sempre interessata a guidare l’Ue “militare” (legge “esercito europeo”) per bilanciare il tradizionale strapotere “economico” tedesco, e pone come obiettivo il 3,5% del Pil di ciascun membro dell’Unione. Una percentuale che non è tirata fuori dal cappello: tutti i maggiori analisti ritengono tale entità di spesa quella minima per garantire la difesa dell’Europa in autonomia dall’Ombrello americano.
Attualmente solo un paese europeo arriva a tale soglia (Polonia, con il 4,7% del Pil previsto per il 2025); per dire, l’Italia non raggiunge il 1,5%. Qui il punto centrale su cui si concentrerà il dibattito: indebitarsi o no per le spese militari? Se non si permetterà ai paesi Ue di “rivolgersi ai mercati” difficilmente il piano di riarmo potrà essere realizzato. Bruxelles dovrebbe coprire almeno 150 miliardi con prestiti agevolati. Solo dopo si discuterà di modalità operative: 300mila soldati americani ben addestrati e uniformemente comandati sono meglio di una trentina di eserciti nazionali. Risorse, quindi, cioè mezzi, munizioni, ma poi il tema fondamentale sarà quello del coordinamento. Questo per molto tempo non potrà che essere ancora in mano agli americani: il piano di riarmo, insomma, non sarà neanche lontanamente un embrione di esercito europeo (per cui i negoziati dovrebbero essere così ampi e articolati che potrebbero anche non cominciare mai).
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